La relazione educativa nella post-modernità

 

Educare alla vita buona del Vangelo è la priorità della Chiesa italiana in questo decennio. E molto opportunamente la Cattedra di “Dialogo tra le culture” di Ragusa è intenta a programmare ed offrire proposte formative che vertono attorno alla emergenza educativa[1]. La Cattedra, istituita quattro anni fa, è nata proprio come luogo di confronto e di approfondimento, dove il dialogo è la “cifra” della cultura e tra le culture per cercare insieme e condividere il bene comune che è il bene di ciascun uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Obiettivo primario della Cattedra difatti è proprio quello di favorire, in chiave multi e trans-disciplinare, i presupposti fondamentali per un dialogo tra le culture, sviluppando i grandi temi: Dio, l’uomo e il mondo.

Il presente volume raccoglie i vari contributi offerti da noti esperti nei diversi campi del sapere nell’anno 2010-2011 dell’attività accademica della Cattedra. I vari interventi ruotano tutti attorno al tema della grande emergenza educativa, a partire da ciò che ne sta a fondamento, ovvero la “questione antropologica”. Essi sono raggruppati in tre sezioni: scienze umane, scienze teologiche, arte e letteratura.

 

 

Come preside della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” - Seraphicum sono particolarmente grato alla Cattedra di “Dialogo tra le culture”, nata dalla sinergia tra diverse realtà: la Diocesi di Ragusa, la Provincia religiosa dei Frati Minori Conventuali di Sicilia, l’Istituto Teologico Ibleo “S. Giovanni Battista” di Ragusa, la Facoltà di Lettere e filosofia di Catania e la Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” in Roma. Si tratta di un progetto che si sta rivelando significativo per i temi che affronta, riconducibili alla questione antropologica e alla ricerca della verità. Una tale proposta formativa, offerta con competenza e attenzione al cambiamento di “paradigma” culturale del nostro tempo e dei nostri spazi, si collega e si inserisce pienamente nello spirito, nelle finalità e nella metodologia del Progetto culturale orientato in senso cristiano, promosso dai nostri vescovi fin dagli anni novanta del secolo scorso ma che ancora fa fatica ad essere condiviso e sviluppato nei suoi vari aspetti, specie nell’intento di costruire una “rete di relazioni” tra i vari soggetti e centri culturali disseminati lungo il territorio nazionale.

Va riconosciuto che la Cattedra di Dialogo tra le culture di Ragusa è un vero cantiere del progetto culturale, capace di aprire strade finora scarsamente percorse e di mettere in relazione una pluralità di soggetti e di saperi, contribuendo così a superare individualismi e autosufficienze.

L’intento del volume, che vuole approfondi­re l’attuale emergenza educativa, nel­la sua eziologia e nella sua fenome­nologia, e tentare di rispondere a questa crisi con una proposta peculiare propria, cioè con la formazione dei formatori, è di grande attualità ed urgenza. In continuità con il volume pubblicato nel 2011 Dialogo tra le culture: ebraismo - cristianesimo - islam, l’attuale pubblicazione verte fondamentalmente sulla questione antropologica, sulla domanda essenziale “Chi è l’uomo?”, piattaforma comune di riflessione sia per i credenti che per i non credenti, come anche per i fedeli di altre religioni. In tale prospettiva, interessante è l’aver evidenziato e rimesso al centro, nella nostra post-modernità “liquida”, la relazione educativa, tracciando itinerari tra scienze, culture e sapienza.

Oggi constatiamo una frammentazione dei saperi che sembra rendere improbabile una visione unitaria della realtà, e per questo diventa impossibile l’educazione se è vero, come è vero, che educare è aprire alla vita, è riconoscere nell’ascolto della vita il senso, il fondamento e la meta di tutto. L’educazione è «introduzione alla realtà totale»[2]. La frammentazione come crisi dell’ideale di unità del sapere, tipico di tutta la nostra cultura occidentale, è la perdita delle connessioni o delle correlazioni tra le varie scienze con la conseguente perdita di unità.

La frammentazione tra i (e dei) saperi rischia di disorientare, promuovendo relativismo e scetticismo. L’impegno per l’elaborazione di una visione generale comune del mondo implica un dialogo crescente tra la scienza e tutti gli altri saperi, con metodologia interdisciplinare - centrata su oggetti, metodi e contenuti -, ma anche e soprattutto con una metodologia transdisciplinare - istituita sui soggetti e le comuni matrici culturali che presiedono ai vari ambiti (matematiche e scienze fisiche e naturali; storia delle scienze; scienze umane; filosofia; teologia). Se la fecondità del reale permette (e forse richiede) il ricorso a metodi diversi per raggiungerne la conoscenza, il riferimento al reale nel suo complesso invita a una conciliazione tra le scienze e gli altri saperi[3].

Accanto alla frammentazione occorre prendere coscienza dell’ospite inquietante[4]che penetra in tante esistenze, specie le più giovani, che è il nichilismo. La vera “emergenza educativa” è ascoltare la domanda impellente e la grande sofferenza dei nostri giovani di fronte allo scollamento della libertà dalla verità e alla difficoltà di tenere uniti affetti e relazioni, domande di senso e quotidianità. Il rimedio educativo dei legami con la coscienza dei cercatori di senso, come proposto dal volume, riapre percorsi interrotti nel nostro contesto culturale, riportando al centro la questione fondamentale: Dio oggi, Con lui o senza di lui cambia tutto[5]. Solo se Dio esiste la vita ha un senso. E non è vero che oggi la domanda religiosa si sia estinta, si è soltanto ricomposta in for­me diverse e sta agli educatori saper intercettare la domanda di senso e aprire e preparare all’incontro con Dio, con quel Dio che si è rivelato in Gesù Cristo. L’uomo oggi «deve imparare o re-imparare che Dio non è suo nemico»[6]; questa è la missione della Chiesa in tutte le sue componenti: annunciare il Dio che si è incarnato, si è fatto uno di noi e ci ha rivelato il suo vero volto con la sua passione, morte e risurrezione. Va presentato e testimoniato il Dio che ci ama e ci vuole felici fino a dare la sua vita per noi!

L’attuale dibattito culturale sta facendo emergere con sempre maggiore condivisione, anche tra culture diverse da quelle d’ispirazione cristiana, la convinzione che al centro dello smarrimento e del malessere dell’uomo contemporaneo ci sia la “questione antropologica”, originata dall’incrociarsi tra l’incertezza relativa all’interrogativo sulla natura umana e sulla sua differenza qualitativa rispetto al resto della realtà naturale, le possibilità inedite offerte dalle nuove tecnologie applicate alla vita, i mutamenti del costume e della mentalità diffusi. Tale “questione antropologica” è però inscindibile dalla “questione teologica” o della verità, ossia il diffondersi della sfiducia verso la capacità dello spirito umano di raggiungere una verità non puramente soggettiva e provvisoria, bensì oggettiva e impegnativa[7].

 

I cattolici, essendo stati tra i primi a lanciare l’allarme antropologico, devono mantenere alta la guardia, per non farsi intrappolare dai luoghi comuni e da una pigrizia a pensare. Ecco l’importanza dei luoghi di approfondimento, di dialogo e di confronto, come la Cattedra di Ragusa.

Concretamente chi è capace di dare ragioni di speranza a un uomo in forte difficoltà?

Solo una comunità accogliente e dialogante può trovare le vie per instaurare rapporti di amicizia e offrire risposte alla sete di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo. Oggi si impone la ricerca di nuovi linguaggi, non autoreferenziali e arricchiti dalle acquisizioni di quanti operano nell’ambito della comunicazione, della cultura e dell’arte. Per questo è necessario educare a una fede più motivata, capace di dialogare anche con chi si avvicina alla Chiesa solo occasionalmente, con i credenti di altre religioni e con i non credenti. In tale prospettiva, il progetto culturale orientato in senso cristiano stimola in ciascun battezzato e in ogni comunità l’approfondimento di una fede consapevole, che abbia piena cittadinanza nel nostro tempo, così da contribuire anche alla crescita della società[8].

Oggi sono in crisi i fondamentali parametri educativi a causa del cambiamento dello stesso concetto di uomo. Va pertanto rimessa al centro la ricerca della verità dell’uomo attraverso una ragione aperta alla questione della verità e ai grandi valori iscritti nello stesso essere, una ragione aperta al trascendente, a Dio[9]. Allargare gli spazi della razionalità alle grandi questioni del vero e del bene, coniugando «tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme»[10]. Il cambiamento culturale in atto esige che la stessa fede sia non solo «ridetta», ripetuta, ma anche «ripensata» per renderla plausibile e credibile per l’uomo nostro contemporaneo. Si avverte l’urgenza di attivare le migliori condizioni ed energie per promuovere e garantire l’unità dell’atto educativo che sia in rapporto dinamico e continuo tra fede, cultura e vita. È quanto si è andato delineando nella proposta formativa progettata e programmata dalla Cattedra di “Dialogo tra le culture” di Ragusa in questi anni e alcune linee sono chiaramente rinvenibili nella presente pubblicazione.

L’auspicio è che continui tale laboratorio di dialogo tra le culture; lo accompagno con il desiderio che si tematizzino sempre più le cause della difficoltà oggi ad educare. Negli orientamenti pastorali dei nostri vescovi si rileva che le cause «sono molteplici - culturali, sociali ed economiche - ma al fondo di tutto si può scorgere la negazione della vocazione trascendente dell’uomo e di quella relazione fondante che dà senso a tutte le altre»[11]. Vanno approfonditi e delineati percorsi, attraverso un approccio interdisciplinare, ciò che caratterizza il metodo della Cattedra, per ovviare alla crescente incapacità dell’uomo di oggi di leggere e decodificare l’apertura trascendente della persona. Se la visione dell’uomo è solo orizzontale si attiveranno, come di fatto si attivano, solo progetti tendenti all’acquisizione delle competenze nei vari settori necessari per soddisfare i bisogni materiali. Ma tutte queste competenze professionali e strumentali, altamente specializzate, non possono esaurire l’approccio educativo alla persona umana che è un mistero meraviglioso e insondabile. Occorre allora attivare un approccio educativo che prenda in considerazione lo spessore trascendente dell’essere umano, ponendosi così in modo sostanzialmente diverso rispetto a uno sguardo puramente materiale. L’emergenza educativa chiede il recupero del rispetto di fronte alla dignità della persona umana riconoscendo che la sua identità può essere pienamente compresa solo a partire dal fatto che è creatura di Dio, fatta a sua immagine e somiglianza. L’educazione postula un corretto approccio antropologico aperto al trascendente perché la storia insegna, ma purtroppo ha ben pochi bravi scolari, che l’umanesimo che esclude Dio è disumano. È necessario il riconoscimento della dimensione trascendente della persona per rendere più qualificata la relazione educativa.

Va, inoltre, debellato con forti e logiche argomentazioni il relativismo come sistema di pensiero e come atteggiamento esistenziale, vero tarlo che distrugge alla radice la stessa possibilità di pensare e, di conseguenza, di attuare una vera proposta educativa. Quindi, se si vuole affrontare seriamente la sfida educativa oggi non si può prescindere dalla questione antropologica, come sta facendo la Cattedra di “Dialogo tra le culture” di Ragusa.

 

fra Domenico Paoletti ofm conv.

Preside della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” - Roma



[1] Benedetto XVI in varie occasioni ha invitato a un particolare e sinergico impegno nell’ambito dell’educazione fino ad affermare che questa è oggi la «grande emergenza inevitabile»: cf. Benedetto XVI, Discorso di apertura del Convegno della diocesi di Roma nella basilica di S. Giovanni, Roma, 11 giugno 2007, in Id., Insegnamenti di Benedetto XVI, III, 1 (2007), Città del Vaticano 2008, 1071.

[2] A. Jungmann, Christus als Mittelpunkt religiöser Erziehung, Freiburg 1939, p. 20, cit. in L. Giussani, Il rischio educativo. Come creazione di personalità e di storia, Torino 1995, p. 19.

[3] CEI, Sussidio del Servizio Nazionale per il Progetto culturale. Tre proposte per la ricerca, Roma 1998, n. 30.

[4] Cf. U. Galimberti, L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Milano 2007.

[5] Cf. Convegno internazionale “Dio oggi, Con lui o senza di lui cambia tutto”, tenutosi a Roma nei giorni 10-12 dicembre 2009. Da quell’incontro sono nate due pubblicazioni, entrambe a cura del Comitato per il Progetto Culturale della CEI: Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto, Cantagalli, Siena 2010, con testi fra gli altri di Benedetto XVI, A. Bagnasco, M. Cacciari, G. Ravasi, C. Ruini, R. Spaemann, e Dio oggi. I dibattiti, Cantagalli, Siena 2010. In particolare, sul fatto che l’affermazione di Dio e l’affermazione dell’uomo come soggetto insieme stanno o insieme cadono, cf. C. Ruini, Le vie di Dio nella ragione contemporanea, in Comitato per il Progetto Culturale della CEI: Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto, cit., p. 56.

[6] Benedetto XVI, Discorso, Lourdes, 14 settembre 2008: Insegnamenti IV, 2 (2008) 326.

[7] Cf. P. Barcellona - F. Ventorino, L’ineludibile questione di Dio, Marietti, Genova 2009.

[8] Conferenza Episcopale Italiana, Orientamenti Pastorali 2010-2020. Educare alla vita buona del Vangelo,  Milano 2010, n. 41.

[9] Cf. Benedetto XVI, Discorso alla sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma 25 novembre 2005: Insegnamenti, I (2005) 846-847.

[10] Benedetto XVI, Discorso al Convegno ecclesiale nazionale, Verona 19 ottobre 2006: Insegnamenti, II, 2 (2006), 471.

[11] Educare alla vita buona del Vangelo, n. 9.

DOCUMENTI

IN BREVE

La Cattedra è un ente accademico che intende promuovere, in comunione con la comunità credente e quella civile, la cultura dell’incontro e dello scambio con l’altro per la costruzione di una città aperta e inclusiva