Nella sezione "Materiali" è possibile scaricare il materiale didattico relativo al corso sugli Edifici di culto, compresi i recenti articoli e saggi dell'arch. Giorgio Della Longa, relativi all'illuminotecnica delle chiese.
Con venerdì 29 Aprile prende il via la seconda parte del corso sulla gestione dei conflitti, per queste due lezioni si vedrà un approccio più pratico del tema, i partecipanti del corso, infatti, attraverso vari laboratori potranno sperimentare sulla loro stessa pelle quanto di teorico è stato già detto nelle precedenti lezioni.
Sarà il prof. A. Valdambrini a guidarli nelle giornate finali del corso, nella prima dal titolo “Gestione/trasformazione dei conflitti e mediazione” i corsisti, avvalendosi di strumenti di analisi del conflitto, tecniche di comunicazione non violenta e di ascolto attivo dovranno mettere in pratica le proprie conoscenze per arrivare ad una corretta gestione dei conflitti. Questa esperienza pratica non servirà soltanto a “testare” la teoricità del corso ma anche, attraverso l’esperienza diretta, a riflettere sui propri stili conflittuali e sulla qualità della propria relazione educativa.
Il secondo e ultimo appuntamento, sempre a cura del prof. Valdambrini intitolato “La mediazione come strumento di empowerment dei protagonisti del conflitto” vedrà i corsisti di nuovo alle prese con esempi pratici di conflitti e della sua gestione ma con un occhio di riguardo verso l’aspetto educativo della mediazione che permette ai protagonisti del conflitto di migliorare l’auto-consapevolezza emotiva, la conoscenza di sé e in questo modo uno sviluppo della propria capacità di dialogo e confronto.
Fine di questi laboratori, così come di tutto il corso, è dare una diversa visione dei conflitti, da non vedere più come ostacoli al proprio essere o come “guerre” da vincere ma riconoscere nell’altro un diverso punto di vista, accettare la pluralità della realtà che ci circonda, abbandonare l’idea dello scontro come sopraffazione dell’altro ma approfittarne per un arricchimento personale, capace di far emergere in ognuno di noi nuove potenzialità positive.
Tema di questo nuovo corso promosso dalla Cattedra “Dialogo tra le culture” di Ragusa e dal Centro interdisciplinare di Scienze per la pace dell’Università di Pisa è la gestione dei conflitti, corso tenuto dai due curatori , P. Consorti e A. Valdambrini.
I primi tre appuntamenti, curati dal prof. P. Consorti, hanno come tema comune la Gestione dei Conflitti dovuta da un’educazione alla pace.
Consorti, partendo dalla visione del film, “Timbuktu” introdurrà i partecipanti al corso, a una nuova visione dei conflitti, in una terra dilaniata dalle guerre, in città dove la polizia islamica aggiunge divieti su divieti, una piccola famiglia vive tranquilla nel deserto, lontana dall’odio e circondandosi di amore, isolamento però che non ha vita facile, non riescono, infatti, a nascondersi dai conflitti, venendone talvolta travolti. Il film, che altro non è che un resoconto dalla drammatica attualità di paesi ritenuti lontani da noi, paesi dove il conflitto si estende dalle ragioni politiche a quelle religiose, travolgendoci tutti, e così alle nuove generazioni non resta che “fuggire come gazzelle dinanzi a belve assetate di sangue infedele oppure, come ci viene proposto in una sequenza al contempo di grande forza ed eleganza, di continuare a giocare una partita proibita. Anche se non c’è il pallone”. Così il prof. Consorti commenta una scena tratta dal film che, insieme ad altre, servirà come spunto per mostrare le linee guida di questo corso di formazione e la sua contestualizzazione nei complessi ambiti socio-educativi.
Venerdì 22 si terrà il secondo incontro dal titolo “La gestione dei conflitti: educazione alla pace e rifiuto della violenza”. Un incontro che vuole essere un orientamento pedagogico, con il fine di educare all’ascolto, alla relazione, alla creatività e alla elaborazione costruttiva delle diversità. In questo incontro si vuole proporre una nuova concezione del conflitto come occasione di crescita, affrontata in modo creativo, mai distruttivo, con alla base la nonviolenza attiva.
Sabato 23 avremo l’ultimo incontro con il prof. Consorti che ci lascerà con un appuntamento incentrato sui diversi modelli di gestione dei conflitti, teorici e pratici, riconosciuti a livello internazionale, e mettendone a confronto gli aspetti distintivi e gli elementi di continuità tra di loro. Modelli che nella realtà pratica di tutti i giorni riscontrano una grande utilità, capace di cambiare la visione che si ha dei conflitti, spesso tenuti nascosti e davanti ai quali molte volte non si sa cosa fare se non cercare di combatterli, in modo errato, senza risolverli ma anzi ingrandendoli.
Con il dibattito di sabato 9 Aprile si sono concluse le due giornate dedicate al dialogo interculturale e interreligioso, giornate che hanno suscitato un grande interesse e intercettato un’esigenza fortemente avvertita nel territorio ibleo.
Molto ricca di stimoli e prospettive la prima giornata dedicata al dialogo ebraico cristiano, dal titolo “il Dialogo Cristiano Ebraico oggi, a 50 anni dalla Nostra Aetate”. Dopo i saluti di p. Salvatore Converso, Prefetto agli studi dell’Istituto teologico ibleo, e del Vescovo di Ragusa, mons. Carmelo Cuttitta, la Prof.ssa Elena Lea Bartolini (docente di Giudaismo presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e l’Università degli studi di Milano-Bicocca) ha esposto in maniera semplice e brillante le varie tappe del ritrovato dialogo tra cristiani ed ebrei, figli dello stesso Abramo, padre della fede, ma per anni divisi da discordie e incomprensioni.
Partendo dai primi secoli durante i quali non c’è mai stata traccia di una scomunica reciproca, la professoressa ha rimarcato l’influenza che storicamente ha esercitato l’accusa – mossa dai cristiani agli ebrei – di deicidio e di mancato riconoscimento di Gesù come Messia sul diffondersi dell’antigiudaismo, fenomeno da distinguersi, beninteso, dall’antisemitismo di matrice nazista che ha caratterizzato la storia contemporanea.
Dopo aver passato in rassegna i “dieci punti di Seelisberg” del 1947, “magna charta” del cambiamento di atteggiamento nei confronti del giudaismo e ripresi nel 1965 dalla “Nostra Aetate”, la Bartolini ha posto l’attenzione sui gesti dei papi del Novecento, che da Giovanni XXIII in poi hanno aperto la strada a quel processo di revisione teologica che tanti bei frutti sta portando nelle relazioni tra le due confessioni. Pure dopo il Concilio Vaticano II si sono moltiplicati i documenti in merito da parte del magistero ecclesiale, ove si sono date delle linee guida per la corretta applicazione degli orientamenti della “Nostra Aetate”.
Importanti, storicamente parlando, le tappe definite dall’istituzione della “Giornata della conoscenza tra ebrei e cristiani” per il 17 gennaio, e che diventerà dal Duemila la “Giornata del dialogo tra ebrei e cristiani”; così come dall’eliminazione dell’accusa di deicidio nel 1992 dal Catechismo della Chiesa Cattolica, o dal documento del 1999 sulla responsabilità delle chiese cristiane nei confronti della Shoah, oppure ancora dall’importanza dell’ermeneutica ebraica per la teologia cristiana attestata da due importanti documenti della Pontificia Commissione Biblica del 1993 e del 2001.
Giungendo alle conclusioni, la studiosa ebrea ha sottolineato come, se da un lato, seguendo le suggestioni di rav Di Segni durante la terza visita in sinagoga a Roma da parte di un papa lo scorso 17 gennaio, secondo cui “quando nella tradizione ebraica un avvenimento si ripete tre volte esso diventa consuetudine”, dall’altro occorre un’adeguata elaborazione dei contenuti degli studiosi in prassi alla base. Non ultimo, l’importante e fondamentale documento dello scorso dicembre ad opera della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, nel quale si arriva a sostenere che la pace in Terra Santa dipende dal dialogo che le religioni riusciranno ad intraprendere e sviluppare.
Altrettanto interessante e dai risvolti inaspettati la seconda ed ultima giornata dedicata al dialogo interculturale intitolata “Religioni e Violenza, Ebraismo, Cristianesimo e Islam a confronto” in cui i diversi relatori hanno esposto il punto di vista della propria religione di appartenenza nei confronti della violenza. In maniera alquanto sorprendente, sono giunti tutti alla stessa conclusione: non c’è mai stato, né mai ci sarà posto per la violenza nella religione, la quale altro non è che pace e amore.
Un incontro di dialogo e dibattito, ma anche un incontro in cui si è dato spazio all’arte visiva, tramite la proiezione di opere in cui venivano ritratti momenti della storia del popolo d’Israele, e all’arte teatrale, con l’intervento dell’attrice Milena Nobile che ha mirabilmente interpretato i versetti biblici, francescani e coranici suggeriti dai tre relatori. Si è così creata un’atmosfera unica, la cui base per la verità è stata posta da un gruppo di bambini e ragazzi che frequentano il doposcuola interculturale offerto dall’Associazione “Calicantus” e dal Santuario dell’Immacolata. Si è infatti aperto il pomeriggio con la recita corale della “preghiera della gioia”, una preghiera composta dai giovani volontari che seguono questi ragazzi, e che abbraccia la fede cristiana e quella islamica, segno che un punto d’unione spirituale esiste ed è sempre esistito.
Il primo a prendere la parola è stato il moderatore dott. Giuseppe Di Mauro, dell’equipe organizzativa della Cattedra di “Dialogo tra le culture” di Ragusa, che attraverso una breve introduzione al dialogo in sé ha dato il via alla giornata, teatro d’incontro delle diverse culture.
È stato poi il turno della Prof.ssa Elena Lea Bartolini. Con il suo modo estremamente semplice e coinvolgente ha esposto il legame tra ebraismo e violenza. Degno di nota, l’ausilio di opere artistiche, come quello legato alla caduta delle mura di Gerico al suono delle trombe, episodio che, se non contestualizzato, testimonia un atto di violenza verso questa città; in realtà, ha spiegato la professoressa, se adeguatamente contestualizzato, si riesce a capire che le trombe non sono state mezzo di distruzione ma di celebrazione. Profondo il messaggio lanciato a conclusione dalla docente ebrea: “la guerra è guerra, non un segno divino ma una scelta umana”.
Il prof. p. Biagio Aprile, docente di Patrologia presso la Pontificia Facoltà Teologica “S. Bonaventura” di Roma e rettore del Santuario di “S. Francesco all’Immacolata” ha voluto usare la concretezza di un fatto realmente accaduto a testimonianza di un dialogo sempre possibile se si riesce a guardare oltre le differenze per riscoprire ciò che da sempre ci unisce. Chiave del suo discorso è stato l’episodio della vita di S. Francesco in cui incontra a Babilonia il sultano d’Egitto, incontro che a quei tempi, siamo nell’anno 1219, doveva essere taciuto in quanto ai loro occhi era visto come una sconfitta, ma S. Francesco, con la sua forte convinzione che la vera paternità risiede in Dio e questo quindi ci rende fratelli, non vede in questo incontro una sconfitta ma, come in seguito anche il resto del mondo comprenderà, il momento di più grande incontro tra le due religioni. A Babilonia vi fu un incontro tra il Vangelo e il Corano, in cui né S. Francesco ebbe paura del profeta Maometto, né il sultano ebbe paura di Cristo, ma entrambi ebbero l’opportunità di conoscersi, senza il pregiudizio che fa vedere nell’altro lo sbagliato, “l’infedele”.
Particolare interesse ha suscitato l’Imam Yusuf Abd al Hady Dispoto, responsabile della Co.Re.Is. Italiana per la Regione Sicilia. La religione islamica, purtroppo, visti gli avvenimenti degli ultimi anni, è spesso vittima d’ignoranza e incomprensione, ed è per questo che numerose sono state le domande a lui rivolte dal pubblico, a cui questa religione è presentata, dai media e dal populismo dilagante, come una religione violenta, portatrice di odio e morte.
Argomenti delicati, quindi, quelli toccati durante il dibattito, all’interno del quale con estrema delicatezza e chiarezza l’Imam Dispoto è stato in grado di far capire che quella che riceviamo dai media altro non è che una visione distorta dell’Islam, religione estremamente legata al cristianesimo e ancor di più all’ebraismo, che come esse predica pace e amore tra i popoli, parole commentate dell’Imam ma che si trovano scritte nello stesso Corano, il testo sacro dell’Islam, travisato e riletto a loro piacimento dagli integralisti, che quasi modellano lo stesso Dio per farlo combaciare con le loro idee.
Informiamo i lettori, inoltre, che usciranno presto in formato digitale i “Quaderni del dialogo” curati dalla Cattedra, con uscita periodica e gratuita.
L’equipe organizzativa
Il corso "Adeguamento Edifici di Culto" è stato rinviato a data da destinarsi.
Ci scusiamo per l'inconveniente, vi daremo al più presto delucidazioni.
La Cattedra è un ente accademico che intende promuovere, in comunione con la comunità credente e quella civile, la cultura dell’incontro e dello scambio con l’altro per la costruzione di una città aperta e inclusiva